In alcuni dei libri che ho letto, ho trovato dialoghi talmente ben fatti che, senza rendermene conto, potevo capire quale personaggio stesse parlando solo grazie al modo con cui lo faceva. Inutile stare a dire che vorrei esserne capace, ma è davvero difficile creare un buon dialogo. Probabilmente è uno degli aspetti più complessi da affrontare nella stesura di un racconto. La paura più grande che mi coglie mentre cerco di caratterizzare le parole di un personaggio, è quella di stereotiparlo.
Nota positiva sui dialoghi? Sono di estremo aiuto se il romanzo sta rallentando; un ottimo modo per dare un’accelerata, in quanto condensano gli avvenimenti e sono veloci da leggere. Se utilizzati bene, riescono a dare un senso di concretezza sia alla narrazione sia ai personaggi, ma perché ciò accada, bisogna assicurarsi che il dialogo sia credibile. Non possiamo mettere in bocca ai personaggi ogni parola che si userebbe durante una conversazione e, allo stesso tempo, ogni cosa detta deve sembrare reale. I dialoghi non devono essere perfetti, le persone sbagliano, si ripetono e mentono.
È fondamentale prestare attenzione alle frasi di attribuzione. Utilizzare unicamente dire può non sembrare il massimo, ma l’uso di verbi forzati è ben peggio («Ho davvero fame.» Disse Tamara a sua madre, suona decisamente meglio di «Ho davvero fame.» Proferì Tamara a sua madre).
Mentre i nostri personaggi parlano, il mondo non si ferma. Non tralasciamo ciò che gli accade intorno né il loro linguaggio del corpo. Permettergli di muoversi nell’ambiente, aiuta a caratterizzarli e rende la scena più dinamica. Il lettore deve vivere un’esperienza completa, quindi ricordiamoci i cinque sensi. Con ciò non intendo dire che dobbiamo raccontarne ogni gesto, ma che è importante descrivere tutto ciò che ha un senso e che può far capire qualcosa al lettore.
Altro aspetto importante, è poter distinguere i personaggi in base a come parlano. Nessuno comunica allo stesso modo e con la stessa voce: un bambino non sarà in grado di argomentare come un adulto, un altezzoso professore universitario (probabilmente) non si esprimerà come un giovane meccanico. Occorre capire qual è il rapporto tra chi parla e farne intuire le sensazioni (è sempre valido quanto detto nel post Show, don’t tell). I dialoghi, non solo fanno parlare i personaggi, ma fanno avvertire ciò che non è palesato. Immaginiamo una scena in cui un inquirente sta interrogando un indagato. Quest’ultimo professa la sua innocenza a parole, ma con il corpo dice l’opposto: gli trema la voce, gesticola nervoso, la gamba si muove incessante. Nessuno dei due afferma che il presunto colpevole sia tale, ma il lettore lo sospetta perché è ciò che lo scrittore vuole che si legga tra le righe.
Non usate il discorso di un personaggio per parlare al lettore né per fornirgli informazioni, a meno che non sia qualcosa che direbbe in quell’occasione.
Per quanto riguarda la stilistica, vi rimando a questo link che ho trovato davvero interessante.